All'essenza del liberalismo appartiene il suo radicamento nell'immagine cristiana di Dio: la sua relazione con Dio di cui l'uomo è immagine e da cui abbiamo ricevuto il dono della libertà. Il liberalismo perde la sua base e distrugge se stesso se abbandona questo suo fondamento.
Il liberalismo, senza cessare di essere liberalismo ma, al contrario, per essere fedele a se stesso, può collegarsi con una dottrina del bene, in particolare quella cristiana che gli è congenere, offrendo così veramente un contributo al superamento della crisi dell'etica.
Benedetto XVI (2008)


martedì 28 giugno 2016

BREXIT!

Interessanti i due articoli che linko in fondo al commento.
La sera del 23, prima di sapere come sarebbe andata a finire e, anzi, piuttosto convinto che avrebbe vinto il Remain, dicevo in famiglia che ogni risultato avrebbe avuto dei lati positivi e che, quindi, non ero preoccupato per l'esito. Avrei preferito che vincesse il Brexit, per varie ragioni, ma mi rendevo conto che ciò avrebbe aperto una fase di incertezza con rischi non facilmente prevedibili.
Guardo quindi a questa vicenda storica con grande interesse e curiosità, perché comunque l'esito del referendum mette in crisi un certo modo di ragionare in ambito filosofico-politico. Gli imprevisti accadono continuamente e le conseguenze inintenzionali determinano i nuovi equilibri molto più di quanto faccia la pianificazione. Tutto ciò conferma note posizioni liberali che da sempre guidano le mie scelte politiche, e non solo.
Che i politici pro-Brexit non avessero un piano, quindi, non mi spaventa affatto: non è che le decisioni pianificate abbiano dato buona prova di sé, se non nell'interesse personale di chi è riuscito a realizzare il piano che aveva costruito, spesso ignoto a tutti meno che a lui.
La crisi economica degli ultimi anni, la crisi morale e la violenza di leggi antiumane, l'Isis e il terrorismo islamico, le masse di profughi ce le avevamo già prima del Brexit e non mi pare che ci fossero in giro molti leader politici capaci di proporre e realizzare piani di rimedio, anzi. Forse ora qualche idea e risorsa nuova ed efficace spunterà.
E chi dice che questi ragionamenti sono banali e grezzi ha ragione, ma vada pure a farsi fottere fino a che i suoi ragionamenti raffinati e supponenti non offriranno risposte più vere e più sagge.


giovedì 9 giugno 2016

LE 99 PECORELLE
CONTINUERANNO A TACERE?

Tutto ciò che accade di negativo e di degenerato nelle società occidentali è contemporaneamente concausa ed effetto delle degenerazioni che si verificano all'interno della Chiesa cattolica. Ma i cattolici medi, quelli limitati ma destinati al Paradiso previa più o meno intensa purgazione, le 99 pecorelle, i fratelli del figliol prodigo, pure quelli che non hanno scagliato la prima pietra perché si sono resi conto di essere peccatori un attimo prima che fosse troppo tardi... tutti costoro sono stati troppo zitti, sono stati ciechi e sordi per troppo tempo.
In questo modo hanno lasciato che una parte troppo ampia della Chiesa degenerasse e hanno lasciato il monopolio delle lamentazioni ai superbi reazionari senza misericordia.
I profeti c'erano, comunque, ma non sono stati ascoltati. La distruzione di bellezze secolari erano davanti agli occhi ma si è preferito credere a quelli che erravano e distruggevano.
I perversi e gli erranti di oggi sono dei poverini senza spessore, dei "furbi" che hanno finalmente trovato il Papa che li rappresenta. Sono vermi che vivono nelle parti della Chiesa in via di putrefazione e si cibano di quella carne morta e/o avvelenata.

Non è troppo tardi per reagire, se siamo consapevoli che non è la nostra reazione che conta ma la fede con cui chiederemo a Dio di far cessare le odierne perversioni. Da soli non possiamo nulla o, meglio possiamo fare molto male.
Quindi pregare, pregare, pregare. Poi studiare e poi di nuovo pregare.

martedì 24 maggio 2016

CERCANDO IL SENSO
DI UN PAPATO DISORIENTANTE

-meditazioni grezze a margine di un incontro prezioso-

1. Ciò che legittima ogni pretesa di libertà è la disponibilità ad assumersi la relativa responsabilità, conseguente alle scelte che liberamente saranno fatte.
Penso che molti cattolici siano disorientati da questo Papa perché (anche) con il suo linguaggio (troppo spesso confuso, impreciso, ambiguo, superficiale, approssimativo, impropriamente colloquiale, inaspettato) li mette davanti a nuove responsabilità, conseguenti a nuove scelte che diventano ineludibili, dalle quali un cattolico realmente non può sfuggire.

2. I cattolici erano abituati a scegliere tra il peccare e il non peccare in un mondo in cui il peccato era definito, o era definibile appellandosi a un'autorità. Questo Papa dà l'impressione di non voler più definire cosa sia peccato e rilancia la palla al singolo cattolico, che si trova solo nella scelta ed è gravato dalla responsabilità che ne deriva.
In altri termini, questo Papa - consapevolmente o meno; comunque in continuità con una parte importante della Chiesa - sta "obbligando" i cattolici ad essere più liberi e responsabili.
Molti di loro, però, non avevano alcun desiderio di essere più liberi... e, ora, hanno paura.
Molti altri gioiscono di questa libertà; ma è tutto da dimostrare che la sappiano usare (cioè che ne usino avendo presente la responsabilità che ne consegue).

3. Il vero dramma, per il cattolico "occidentale", è che tutto ciò accade in questo momento storico, quando l'assumersi le responsabilità di scelte coerentemente cattoliche può portare alla solitudine, allo scherno feroce, al subire violenza.
Non deve stupire, quindi, l'incapacità di molti cattolici di resistere alle nuove, terribili tentazioni del "mondo" (a quelle vecchie, non hanno mai resistito molto... ma la Chiesa aveva imparato a gestirli): stiamo attraversando una prova durissima, che richiede tutte le energie che abbiamo e che (almeno) da cinque decenni stavamo impiegando e disperdendo in cose di minor conto.
Ed è una prova che deve essere affrontata individualmente: solo chi troverà il coraggio di affrontarla da solo potrà, poi, beneficiare del comune sforzo dei fratelli nella fede.

4. Ciò che non cambia, checché ne dicano le attuali e le future gerarchie cattoliche, è il premio della prova, il trofeo a disposizione di tutti i partecipanti di buona volontà, che è la Salvezza eterna. Quindi la prova merita di essere affrontata. Ed è entusiasmante perché ha molto a che fare con la fede e molto a che fare con la libertà.

[24-5-2016, nella festa di Maria Ausiliatrice]